Il gioco del calendario ci porta, in questo 2020 così difficile, a celebrare la festa di Tutti i Santi la domenica, nel Giorno del Signore. Ci porta, pertanto, ad alzare lo sguardo verso di Lui, l’”Agnello, avvolto in vesti candide”, che ha attraversato per primo la “grande tribolazione”. E’ Lui,  il Crocifisso Risorto, l’unico davvero Santo, l’unico che in pienezza ha vissuto le Beatitudini, che sono un po’ il suo identikit.

Ed è proprio nel contemplare il Suo volto di luce che saremo contagiati dalla sua santità. Perchè si diventa santi per attrazione (“quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”, Gv 12,32) e per distrazione (quando ci liberiamo almeno un po’ dal nostro narcisismo e dalla sguardo sempre ripiegato su noi stessi).

Ma la festa di oggi è una sfida per il pensiero. Perchè siamo, per così dire, prigionieri della santità, “costretti” alla santità. L’alternativa, infatti, è una sola: la perdizione. O santi o perduti: non c’è una terza via. E allora nasce la domanda: ma chi è il santo, qual’è la strada?

I testi appena ascoltati ci danno pace. Perchè ci dicono con chiarezza che i santi non sono eroi o superuomini, ma donne e uomini “lavorati” dalla vita e dallo Spirito, come un sasso levigato dalle onde del mare. “Poveri in spirito, santi della porta accanto”

Mi piace dirlo, per concludere, con le parole dette da Papa Francesco in quella sera memorabile del 27 marzo, in piena pandemia, nel vuoto di Piazza San Pietro: “è la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. E’ la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni -solitamente dimenticate- che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show, ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo.

Ho terminato, dopo due anni e mezzo, la mia prima Visita pastorale (tra tutte le cose fatte, la cosa che più mi ha dato gioia in questo mio tempo a Savona), e mi piace dire qui, nella mia Cattedrale, che di donne e uomini così, “santi della porta accanto”, ne ho incontrati tanti, e ne ringrazio davvero il Signore!