Savona, 24 maggio 2020

                        Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,

            la festa dell’Ascensione ci regala, in quest’anno così strano e imprevedibile, la gioia di poter finalmente celebrare l’Eucaristia nelle nostre Comunità, anche se con inevitabili e faticosi condizionamenti. Lasciate che ve lo dica, con cuore di Vescovo: mi siete mancati, e spero di poterVi incontrare nei prossimi mesi, nelle forme che saranno possibili. Di persona, e non a distanza: perché non è la stessa cosa! Ma intanto penso a Voi, in Parrocchia, coi Vostri preti, e alla possibilità di spezzare il pane con letizia, in quella “concelebrazione di ministeri” che è l’Eucaristia.

            Perché del Pane che è Gesù abbiamo bisogno per non disperderci e per affrontare il tempo difficile che ci attende. Non siamo ancora fuori dalla crisi sanitaria e siamo pienamente dentro alla crisi economica e sociale, che non possiamo stare a guardare da spettatori, perché ci coinvolge tutti,  e perché “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS n.1).

            Costituisco pertanto, con l’aiuto della Caritas, un Fondo diocesano di solidarietà, “Insieme per ripartire”, che raccoglierà i nostri contributi, secondo le possibilità di ciascuno, per il tempo – e sarà lungo! – di questa crisi.

            Potremo così farci concretamente prossimi dei tanti  nostri fratelli – penso in particolare ai migranti e ai senza fissa dimora – che talora consideriamo solo un problema da risolvere, e che invece sono per noi un dono, “la carne viva di Cristo” (Papa Francesco): anche con loro dovremo sognare e costruire un mondo diverso.

            Ma penso anche a chi ha perso il lavoro o rischia di perderlo, e alle tante famiglie che si stanno drammaticamente impoverendo. Penso alle tante piccole attività produttive che rischiano di non ripartire. Il lavoro è dignità, e possibilità per ciascuno di contribuire al bene comune. Non poter lavorare è umiliante e spesso rende muti e incapaci perfino di chiedere: vorrei che riuscissimo, per quanto sarà possibile (e nella sana consapevolezza di non essere onnipotenti!), a farci vicini concretamente a questi nostri fratelli!

            Ma c’è di più. “Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con i quali mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli…Siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci di tutto…Non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato” (Francesco, 27/3/2020). E’ tempo di cambiare! Con pazienza, dovremo immaginare una vita più semplice e umana, perché tutto è interconnesso e l’ecologia integrale proposta dalla Laudato si’ (di cui proprio oggi ricorre il 5° anniversario) deve diventare per le nostre Comunità oggetto di riflessione e di scelte.

            In questo tempo – faticosissimo e doloroso! – sono anche emerse in moltissimi di noi, dentro e fuori della Comunità cristiana, le domande decisive, e ci siamo riscoperti bisognosi di silenzio e di significati. Perché davvero “non di solo pane vive l’uomo” (Mt 4,4), e la preghiera ha abitato le nostre giornate più di quanto avremmo immaginato. E, come mi scriveva qualcuno di voi, i nostri condomini, almeno qualche volta, sono diventati un po’ “dei monasteri moderni, ricchi di prossimità e di servizio al prossimo”.

            Il tempo che verrà dovrà allora essere per la nostra Chiesa “un tempo di scelta, per capire cosa conta e cosa passa, per separare ciò che è necessario da ciò che non lo è” (Biemmi). Nulla potrà essere come prima, neppure le nostre proposte pastorali.

            Tempo di ascolto, quindi. E di custodia di buone pratiche, che il sacerdozio battesimale ha reso concrete, in queste settimane. A cominciare dalla preghiera domestica e dalla testimonianza ai figli della propria fede, fragile ma sincera.

            Il virus ha incrociato e impedito anche il nostro percorso sinodale. Ma anche questa potrebbe diventare una grazia imprevista. Il Sinodo che verrà, e che vorrei  iniziare nei primi mesi del 2021, sarà l’occasione per rileggere questo tempo, farlo risuonare in profondità nei nostri cuori, confrontarlo con le sillabe preziose del vangelo, e trarne indicazioni vere per il cammino della nostra Chiesa. Dopo l’estate, si terranno le Assemblee sinodali vicariali e cercheremo di darci qualche strumento, per la riflessione e l’ascolto.

            Ecco: questo è quanto desideravo dirVi, nell’attesa di poterci incontrare e stare un po’ insieme! Vi benedico di cuore, e chiedo anche a Voi di benedirmi.

                                               Il Vostro Vescovo + Gero