Nel corso di alta formazione organizzato dalla Fondazione Migrantes più di 50 direttori diocesani e delegati regionali, riuniti ad Alghero, si sono confrontati sul tema della prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”. Alla fine del corso abbiamo sentito la necessità di ribadire alcuni principi che nascono dalla lunga esperienza di lavoro della fondazione nell’accompagnamento sia degli emigrati italiani all’estero sia di tutte le persone migranti, richiedenti asilo, circensi e giostrai, rom e sinti nel nostro Paese, in particolare la dignità di ogni persona e il suo diritto naturale alla mobilità (diritto di restare, diritto di partire, diritto di ritornare).
Pensando al futuro ci sentiamo di proporre rispetto alla società e alla chiesa i seguenti punti. Ogni straniero ha la sua dignità (così come tutte le persone), non è funzionale soltanto alla nostra economia o strumentale al consenso politico a ridosso di ogni tornata elettorale. Non vorremmo assistere all’ennesima strumentalizzazione politica della sofferenza delle persone nei luoghi di accoglienza, causata spesso dalla discutibile e non efficiente gestione di chi dovrebbe occuparsene. Siamo certi che muri, decreti sicurezza e blocchi navali non servano a risolvere il problema, così come la creazione di hotspot in Africa, i respingimenti e gli accordi di riammissione nei Paesi di provenienza.
Molta sofferenza, possibilità di sfruttamento e mal gestione sono causate dalla mancanza di canali di ingresso legali: non esiste nel nostro ordinamento la possibilità per un cittadino straniero di fare ingresso regolarmente al fine di cercare lavoro. Così come troppo pochi sono coloro che possono avere dei viaggi sicuri dalla zona dei conflitti al Paese di asilo. Per non dire di come sono stati carenti sino ad ora le capacità di denuncia dello sfruttamento lavorativo e di sanzione delle realtà che hanno mal gestito i centri di accoglienza.
Le migrazioni costituiscono un fenomeno naturale e strutturale delle nostre società e non sono certo la causa dei loro mali, duole doverlo ancora ribadire. I decreti flussi si sono rivelati uno strumento inadeguato a regolare l’incontro di domanda e offerta di lavoro e hanno prodotto, come effetto collaterale, sfruttamento e lavoro nero, causando anche un danno alle casse dello Stato (mancata contribuzione). Rispetto a questa storia di lungo corso di inadeguata gestione del sistema migratorio in Italia crediamo che sia l’ora di dire almeno basta alla propaganda politica sulla pelle dei migranti, che spesso prende la forma del racconto facile dell’orda di stranieri, avventurieri e criminali che invadono il nostro Paese attentando alla sicurezza.
È ora di finirla con slogan ed enfatizzazione della paura, che non servono ad affrontare le questioni ma che generano solo una minaccia alla coesione sociale. Crediamo che occorra lavorare sulle cause che portano alle migrazioni (vendita delle armi, sfruttamento delle risorse, disuguaglianza, povertà e cambiamento climatico…), smettere di finanziare la Guardia Costiera libica, svuotare i campi di detenzione, investire sui corridoi di ingresso legali e lavorare sulla ridistribuzione europea superando finalmente il Trattato di Dublino, come si è stati capaci di fare rispetto all’accoglienza delle persone in fuga dall’Ucraina. E per chiudere ci sembra importante riportare l’invito di papa Francesco di iniziare a “costruire una grande famiglia in cui tutti possiamo sentirci a casa”.
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