La mostra documentaria “Captivi: speranza di libertà”

Savona. Proseguono le iniziative della Diocesi di Savona-Noli sotto il titolo “Al servizio della speranza” e legate alle Giornate di valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico, promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana. Dal 12 maggio al 9 giugno presso l’Archivio Storico diocesano sarà visitabile la mostra documentaria “Captivi: speranza di libertà”.

L’esposizione presenta documenti inediti databili fra i secoli XVI e XVIII e relativi ad uno dei tanti aspetti della storia della schiavitù: quello dei liguri catturati nell’ambito di azioni belliche o piratesche nel bacino mediterraneo e la speranza di poter riacquistare la libertà da parte degli stessi prigionieri e dei loro familiari in patria. L’allestimento è aperto al pubblico il lunedì dalle ore 9:30 alle 16:30, martedì e venerdì dalle 9:30 alle 12:30.

Dal Medioevo, con un intensificarsi nel XVI secolo e per tutta l’epoca moderna, si assiste ad una serie di assalti, da parte di sciabecchi barbareschi, verso navi, imbarcazioni di pescatori e comunità sulla terraferma ligure, di cui sono rimaste testimonianze nei documenti, nelle cronache (come quelle di Gio Agostino Abate o Gio Vincenzo Verzellino), nelle architetture di difesa lungo le coste, nei quadri e persino nel folklore.

La libertà poteva essere riacquisita tramite contrattazioni che portavano ad uno scambio uomo – denaro, uomo – uomo, uomo – merci o la fuga. La Repubblica di Genova fu l’unica realtà amministrativa mediterranea ad aver affrontato tale situazione con l’istituzione di un’apposita magistratura deputata al riscatto degli schiavi, una “macchina burocratica” che spaziava dalla raccolta di informazioni sulla situazione dei prigionieri all’intermediazione, sino alla concessione e raccolta di soldi per procedere alla liberazione.

Accanto alla magistratura o in sinergia con essa si muovevano anche altre realtà, come le Compagnie e Confraternite dei Trinitari e dei Mercedari, enti che amministravano legati testamentari indirizzati al riscatto, o le Curie mediante il rilascio di permessi per raccogliere elemosine nelle chiese. In caso estremo i prigionieri potevano tentare di fuggire dalle zone di prigionia (sovente l’area del Nord Africa) e, nella loro fuga, affidarsi alla protezione di Nostra Signora di Misericordia, come riportato da testi seicenteschi e settecenteschi sulla storia dell’omonimo santuario.

Confraternita Nostra Signora di Castello Savona