Festa sacerdotale del Sacro Cuore di Gesù

Savona, parrocchia della Santissima Trinità

Venerdì 19 giugno 2020

L’EUCARISTIA: AFFEZIONE E RIPOSO DEL PRETE.

Meditazione del Vescovo monsignor Calogero Marino

Tre citazioni, per cominciare.

“Se nei vangeli si parla poco o nulla di liturgia, ciò avviene perché essi sono di fatto una liturgia vissuta con Gesù in mezzo ai suoi. I vangeli sono Gesù che parla ai discepoli e alla gente, che li ascolta, che li guarisce e li sana, che comunica se stesso…E’ questa la liturgia dei vangeli: essere attorno a Gesù nella sua vita e nella sua morte” (Martini).

“La sua umanità, nell’unità della persona del Verbo, fu strumento della nostra salvezza. Per cui in Cristo avvenne il perfetto compimento della nostra riconciliazione e ci fu data la pienezza del culto divino” (SC 5).

“Questo io non riesco a vedere nell’uomo: un piano spirituale separato da uno emozionale e da uno vitale. Non conosco, nell’uomo, un atto puramente spirituale. Tutto ciò che vi trovo è già per principio spirituale e corporeo insieme, il che vuole dire: umano” (Guardini).

La pandemia è stata una “apocalisse”, perché ha rivelato, fatto venire a galla problemi e risorse, anche in relazione all’Eucaristia. In particolare sono emersi alcuni nodi di fondo:

* dimensione ecclesiale (“noi”) e dimensione personale (“io”) dell’esperienza di fede;

* Eucaristia come diritto (rivendicato) ed Eucaristia come dono (atteso nel desiderio);

* sacerdozio battesimale e sacerdozio ministeriale, nella Chiesa che è tutta “comunità sacerdotale” (LG 11);

* umanità e sacralità dell’esperienza liturgica (sebbene l’umano non sia alternativo al sacro);

* la partecipazione “consapevole, pia e attiva” (SC 48: conscie, pie et actuose).

In modo sorprendente, sì è verificata in questo tempo di digiuno eucaristico una grande movimentazione affettiva nei confronti dell’Eucaristia (Giovanni Grandi), movimentazione ambigua, fino a pensare l’Eucaristia come un idolo, e insieme feconda nell’intuizione che l’Eucaristia è Gesù nella sua Pasqua, l’evento di Gesù che raduna i suoi nel suo mistero di morte e risurrezione (cfr. DOSSETTI, L’Eucaristia come Pasqua, EDB). Non sono mancati rischi di clericalismo telematico, ben analizzati da Piero Stefani.

Nel silenzio della preghiera e in vista della collatio. Invito a rileggere proprio l’Eucaristia come “riposo affettuoso del discepolo” (Sequeri: cfr. Mc 6,31): può essere uno dei criteri di verifica nella nostra affettività e del nostro celibato. Possono anche aiutare in questo senso due bei film, “Uomini di Dio” (“Des hommes et des Dieux”, toccante la scena della cena finale prima del martirio dei monaci, una vera icona della cena eucaristica), e “Romero” di John Duigan (che bene rappresenta il rapporto di monsignor Oscar Romero con l’Eucaristia e con i poveri).

Lectio di Giovanni 21,1-14

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso or ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

L’autore immagina così l’ultima liturgia celebrata da Gesù con i suoi discepoli, profondamente umana e teologica. Evidenzio alcuni aspetti importanti.

– Gesù precede e attende la comunità che si stava disperdendo, “archiviando” l’esperienza con Lui

– si manifesta nel segno della sovrabbondanza, del dono a dismisura

– ministeri diversi e diverse situazioni “spirituali”: il discepolo amato, Pietro, gli altri

– il pesce e il pane preparati da Gesù, e il pesce portato dai discepoli

– il silenzio dei discepoli (silenzio che spesso manca nelle nostre liturgie)

– il pasto condiviso

Nel silenzio della preghiera e in vista della collatio. Immaginiamo la movimentazione affettiva dei discepoli (e di Gesù!): una celebrazione riuscita!

Per il post-virus. Dalla rilettura delle esperienze di questi mesi e della movimentazione affettiva nostra e della gente, potrebbero venire indicazioni per riformare, nel sogno di un coinvolgimento anche dei giovani, pratiche liturgiche non più adeguate (interessante in questo senso un contributo scritto di alcuni membri savonesi dell’Equipe Notre Dame) e soprattutto per ritrovare la gioia e la bellezza del celebrare, nella consapevolezza che nell’Eucaristia “è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo” (PO5), e che “liturgia nempe pro hominibus est instituita, non homines pro liturgia” (intervento del card. Montini in Concilio, il 22/10/1962). Sarà opportuno, alla luce di questa premessa, valorizzare il nuovo Messale, di imminente uscita, con un patrimonio eucologico più ricco, ma anche prendere spunto da efficaci scelte liturgiche come quelle adottate da Papa Francesco nella Messa in santa Marta, con intenzioni di preghiera specifiche per ogni celebrazione.

L’Eucarestia: affezione e riposo del prete