Nel contesto della Cena, della fractio panis e della lavanda dei piedi, si disvela la verità di Gesù: la dismisura dell’amore, fino a deporre le vesti, fino a deporre la vita. Fino alla fine, fino all’illimite dell’amore. Perchè l’amore di Gesù, nei vangeli, ha il colore, la tonalità della sovrabbondanza.

Celebriamo e contempliamo l’Eucaristia. Perchè l’Eucaristia non è una cosa sacra, ma è Gesù nella sua Pasqua. L’Eucaristia come Pasqua. Permettetemi la confidenza: è questa la cosa che mi ha preso fin da ragazzo: l’Eucaristia come Pasqua. Per meno di questo non sarei diventato prete!

E la Chiesa che siamo e che vogliamo vivere nella ormai prossima esperienza sinodale è una fraternità eucaristica, raccolta attorno al gesto di Gesù che depone e dona la sua vita. Di nuovo: per meno di questo, non resterei nella Chiesa. Perchè ci sono altri modi per occupare utilmente il tempo…Ma se la Chiesa è la fraternità dei piccoli e dei poveri allora ha senso restare, e dare la vita per la Chiesa.

Perchè di questo si tratta: di dare la vita. “Vi ho dato l’esempio, perché facciate anche voi come ho fatto io”: a noi è chiesto d’imparare a deporre le vesti e la vita, ad abbassare le difese, a perdere il controllo. Sapendo che deporre è un verbo generativo: finché non depongo qualcosa, non nasce niente. Preghiamo gli uni per gli altri, e aiutiamo a vicenda a fare della nostra vita un dono generoso!