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Per la prima volta nella storia moderna sono state nuovamente udite le canne di un organo medievale così come suonavano mille anni fa. È accaduto con il canto liturgico dell’XI secolo “Benedicamus Domino Flos filius”, eseguito da David Catalunya sulle canne originali dell’Organo di Betlemme. Questo risultato straordinario è stato reso possibile da un progetto di ricerca internazionale guidato dal musicologo, la passione del quale per gli strumenti storici lo aveva condotto a Gerusalemme alla ricerca di un tesoro liturgico sepolto dai Crociati nel XII secolo.
Il progetto è stato promosso dall’Istituto Complutense di Scienze Musicali in collaborazione con il Terra Sancta Museum e la Custodia di Terra Santa (Frati Francescani) e ufficialmente presentato il 9 settembre presso il Convento San Salvatore a Gerusalemme, sede della Custodia di Terra Santa, alla presenza del team di ricerca e dei rappresentanti delle istituzioni partner.
Una “Pompei musicale” a Betlemme
Durante la conferenza stampa padre Eugenio Alliata, archeologo francescano dello Studium Biblicum Franciscanum, ha spiegato che l’esistenza di un tesoro nascosto a Betlemme era stata tramandata per secoli nella memoria collettiva dei Francescani. Il tesoro fu infine ritrovato quasi per caso durante la costruzione della Casa Nova, l’ostello francescano per pellegrini inaugurato nel 1906, in un’area che in passato era il cimitero dei cristiani cattolici.
Gli scavi condotti dagli archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum portarono alla luce 222 canne di bronzo, un carillon di tredici campane e altri oggetti liturgici nascosti dai Crociati prima della loro partenza dalla Terra Santa. Per preservarlo l’organo fu esposto al Museo Archeologico Francescano del Convento della Flagellazione. Tuttavia per oltre un secolo tale scoperta passò quasi inosservata negli ambienti accademici.
Uno spagnolo alla guida di una missione internazionale
Durante la sua attività di ricerca presso l’Università di Oxford, David Catalunya si era imbattuto in un riferimento all’organo della Basilica della Natività a Betlemme. Da lì ebbe inizio un’avventura che oggi è diventata un progetto internazionale, con una sede scientifica a Madrid e un campo operativo a Gerusalemme e Betlemme. Il progetto è coordinato in Spagna dall’Istituto Complutense di Scienze Musicali, il cui direttore, il professor Álvaro Torrente, si è recato a Gerusalemme per l’evento.
Catalunya ha illustrato il valore dell’oggetto, il team scientifico composto da quattro membri, tra i quali Winold van der Putten (costruttore di organi) e Koos van de Linde (esperto di organi), e il progetto di ricostruzione. Le canne sono state analizzate con tecnologie avanzate che hanno permesso di comprendere materiali e processi di fabbricazione. È emerso che alcune di esse, realizzate oltre mille anni fa, sono ancora funzionanti e conservano integralmente il loro suono originale, rappresentando una scoperta musicologica senza precedenti.

Come anteprima mondiale il ricercatore e organista David Catalunya ha suonato alcune delle canne originali riproducendo la stessa vibrazione che un tempo accompagnava le liturgie crociate nella Basilica della Natività. “Quest’organo fu sepolto con la speranza che un giorno potesse tornare a suonare – ha spiegato Catalunya – Ieri questa voce dimenticata è stata ascoltata di nuovo non solo come oggetto di studio ma come esperienza viva che unisce arte, storia ed emozione. Come una Pompei musicale, è una finestra unica sul passato, una reliquia vivente”.
“L’Organo di Betlemme non è soltanto un tesoro del passato che oggi possiamo contemplare e ascoltare, è anche una fonte unica di conoscenza sulla musica, l’ingegneria e l’organologia europea, capace di trasformare radicalmente la nostra visione della cultura medievale – ha dichiarato Torrente – È come ritrovare un dinosauro vivente: qualcosa che sembrava impossibile e che probabilmente diventa reale davanti ai nostri occhi e alle nostre orecchie”.
Il progetto è stato selezionato tra le iniziative della dodicesima edizione delle Borse Leonardo 2025 – categoria Umanistica, assegnate dalla Fondazione BBVA. Il riconoscimento ne ha sottolineato la natura interdisciplinare e il contributo pionieristico alla musicologia storica, all’archeologia del suono e alla valorizzazione del patrimonio europeo.
L’organo sarà esposto a Gerusalemme
L’accordo di collaborazione tra Università Complutense, Custodia di Terra Santa e Terra Sancta Museum ha garantito accesso alle collezioni e supporto logistico per i prossimi cinque anni. Al di là degli aspetti tecnici il progetto ha mirato a ripristinare il valore spirituale, storico e artistico di questo oggetto unico.
“I risultati di questo progetto di ricerca stanno già arricchendo la scenografia del Chiostro della Musica, che ospiterà il Tesoro di Betlemme, e arricchiranno l’esperienza dei visitatori del museo, consentendo la creazione di una serie di future attività di divulgazione culturale”, ha dichiarato padre Stéphane Milovitch, presidente del consiglio di amministrazione del Terra Sancta Museum.
Il Chiostro Musicale sarà una delle venti sale espositive del futuro Terra Sancta Museum of Art & History, la cui costruzione è sostenuta dal governo belga, dal Consolato del Belgio e dall’agenzia di cooperazione Enabel.
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