Savona. Sessanta articoli approvati su sessanta. Un consenso corale, con pochi pareri contrari, ha suggellato la prima delle votazioni con cui il Sinodo diocesano sta dando forma al suo “libro”. Nella decima assemblea, svoltasi sabato 27 maggio nel Seminario Vescovile e culminata con la Veglia di Pentecoste nella Cattedrale Nostra Signora Assunta, era oggetto di approvazione la bozza della prima parte del documento finale – i capitoli dal 2 all’8 – frutto dei lavori delle commissioni nel primo anno.
Con l’approvazione del testo, che attende ora la sua stesura definitiva, è iniziato il conto alla rovescia verso la conclusione del Sinodo, scandito da questo calendario: le sessioni del 13 e 14 ottobre (11ma sessione), 25 novembre (12ma), 13 gennaio (13ma) e 27 gennaio (14ma) e la promulgazione del Liber Sinodalis domenica 17 marzo, vigilia della festa patronale della Madonna di Misericordia al santuario a Lei dedicato: un luogo non scelto a caso e dalla forte carica simbolica.
Prima di procedere al voto l’assemblea ha ascoltato gli interventi di tre membri della commissione che ha redatto il testo, inviato ai sinodali nei giorni precedenti. Don Antonio Ferri, Andrea Grillo ed Eleonora Raimondo hanno spiegato quali sono stati i criteri con cui è stato rielaborato l’abbondante materiale prodotto da commissioni e sessioni assembleari e arricchito da contributi esterni di parrocchie e associazioni. “La fedeltà ha dovuto coniugarsi con la necessità della sintesi ma ciò non ha impedito che ne uscisse un testo di grande qualità per la diocesi”, ha detto don Ferri.
Il teologo Grillo ha evidenziato lo stile del lavoro svolto, che ha preso spunto da recenti esperienze sinodali come quella dell’Amazzonia, e “l’esigenza di continuare il cammino mantenendo il volto inquieto e la capacità di discernimento che papa Francesco chiede alla Chiesa”. “Quella che emerge è una grande speranza – ha aggiunto Raimondo – È un documento che va vissuto e che diventerà reale nel dopo Sinodo”.
Ringraziando la commissione per il lavoro svolto, il vescovo Calogero Marino ha descritto il percorso del Sinodo come “un evento spirituale ed ecclesiale” e ha spiegato che il suo scopo fondamentale “è arrivare al consenso nella fede attraverso il dialogo (‘dialogico’, secondo la definizione del teologo Panikkar), in cui i diversi punti di vista convergono verso un punto di vista superiore”. Suggestiva la menzione di don Lorenzo Milani, nel giorno centenario della nascita, e del suo metodo di scrittura collettiva, che produsse testi come la celebre “Lettera ad una professoressa”. “Lo Spirito rovescia i tavoli ma al contempo crea una sintonia spirituale – ha aggiunto – Il consenso che cerchiamo è perciò diverso da quello democratico e parlamentare. L’obiettivo è tendere alla unanimità morale: solo questo tipo di consenso permette la ricezione di un documento presso il popolo di Dio”.
Gli interventi precedenti il voto hanno fatto emergere osservazioni di vario tipo, ribadite nel pomeriggio anche attraverso un’attività a gruppi. C’è stato chi ha chiesto di rendere il linguaggio del documento più accessibile a tutti, lamentandone il livello troppo alto; chi ha auspicato l’eliminazione di ridondanze e ripetizioni, inevitabili in un lavoro di sintesi di vari contributi; chi ha postulata una più chiara distinzione dei livelli (diocesano, vicariale, parrocchiale) nella parte normativa; chi ha avvertito l’esigenza di un accompagnamento successivo alla promulgazione del Libro sinodale, con il coinvolgimento delle realtà locali, immaginando anche una sorta di “votazione” parrocchiale delle norme sinodali per valutarne la concreta applicabilità in un contesto specifico.
“Com’è stato per il Concilio Vaticano II, conta più l’evento di Chiesa dei testi prodotti – ha osservato monsignor Marino – Anche il nostro Libro non dovrà essere per forza messo in mano a tutti, l’importante è che sia trasmesso il sogno di Chiesa che soggiace al cammino sinodale e al suo documento”. La Commissione per la redazione dei testi ha preso atto delle osservazioni ricevute e ha garantito che se ne terrà conto per migliorare il documento approvato nel corso dell’assemblea.
Sfumato per ora il progetto del viaggio sinodale in Terra Santa, il vescovo ha infine presentato la proposta di un pellegrinaggio di due giorni (30 settembre e 1° ottobre) nei luoghi della strage di Marzabotto, l’eccidio più atroce compiuto dai nazifascisti (29 settembre 1944), e presso la piccola Famiglia dell’Annunziata, la comunità monastica fondata da don Giuseppe Dossetti a Montesole. Il pellegrinaggio prevederà il cammino lungo la “Via martyrum”, ossia i luoghi dell’eccidio, e l’incontro con i monaci.
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