Solennità di tutti i Santi. Omelia del 1° novembre 2019.

La festa gioiosissima che oggi celebriamo “dice” il destino sognato per noi da Dio, da sempre: “saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1 Gv 3,3). Perchè Dio non è geloso (“saremo simili”) o invisibile (  “lo vedremo”). Un destino, poi,  dal quale tutti siamo chiamati: “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua” (Ap 7,9).

Ma che significa questo, concretamente, oggi per noi? Significa essere chiamati a prendere la forma della gioia di Gesù, come è espressa nel vangelo delle Beatitudini. “Così, se qualcuno di noi si pone la domanda: “Cosa si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?”, la risposta è semplice: è necessario fare, ognuno a suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini. In esse si delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita” (FRANCESCO, Gaudete et exsultate, n. 63).

La forma della gioia di Gesù, dicevo;che in Gesù nasce dalla consapevolezza che Dio agisce con amore, nella sua vita e nella vita del mondo: “ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Lc 10, 21). Una gioia che diventa preghiera…

E il Papa ci richiama alla quotidianità, dalla quale vorremmo sempre scappare in cerca di esperienze spirituali straordinarie o clamorose. E invece è solo lì, nel nostro quotidiano fatto di “una somma di piccole cose” (Fabi), che possiamo vivere le Beatitudini, come scrive in un passo bellissimo il Papa: “Gesù invitava i suoi discepoli a fare attenzione ai particolari. Il piccolo particolare che si stava esaurendo il vino in una festa. Il piccolo particolare che mancava una pecora. Il piccolo particolare della vedova che offrì le sue due monetine. Il piccolo particolare di avere olio di riserva per le lampade se lo sposo ritarda. Il piccolo particolare di chiedere ai discepoli di vedere quanti pani avevano. Il piccolo particolare di avere un fuocherello pronto e del pesce sulla griglia mentre aspettava i discepoli all’alba. La comunità che custodisce i piccoli particolari dell’amore, dove i membri si prendono cura gli uni degli altri e costituiscono uno spazio aperto ed evangelizzatore, è luogo della presenza del Risorto che la va santificando secondo il progetto del Padre” (Gaudete et exsultate, nn. 144 e 145).

Preghiamo gli uni gli altri perché “il coraggio della santità” (Bignardi) abiti le nostre scelte e il nostro quotidiano lasci davvero spazio alla presenza del Risorto, che ci vuole con sé.