Nella sua seconda lettera a Timoteo san Paolo scrive: “Figlio mio, ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide”. Faccio mie queste parole e le ripeto oggi a te, che diventi prete circondato all’affetto di chi ti vuole bene, come i tuoi genitori cari, gli amici e chi ti ha accompagnato nel tuo percorso formativo, come don Giacomo. Oggi c’è un po’ di Sicilia nella nostra cattedrale.
Da parte mia ricordo le parole del cardinale Cè: “Fatti prete per Gesù, non per la Chiesa”. Anche tu, Giuseppe, fatti prete per donare la vita a Gesù: è più importante fare della propria vita un dono d’amore a Cristo e ai fratelli. La tua fede è segnata dalle fatiche e dalle gioie nel cammino tuo e di chi ti vuole bene. La salvezza è diventata per noi uomini occidentali del terzo millennio una parola quasi incomprensibile: la vera salvezza è essere raggiunti dall’amore, un amore grande, che fa fiorire il desiderio di bene.
Ricordati non solo di Gesù ma di tornare da lui, altrimenti il presbiterato diventa un attivismo infecondo. La grazia del presbiterato è assumere la forma di Gesù, conformi a lui diventando noi stessi. La tua fede è maturata nel tempo della preghiera, dello studio e della formazione ed è una fede mai acquisita ma sempre da rinnovare.
Per te e tutti noi questa memoria viva e grata di Gesù viene alimentata nel presbiterio: tornare a Gesù significa tornare al presbiterio e riconoscere i confratelli, magari diversissimi da noi. Senza questo il sacerdozio diventa una gabbia o uno spazio funzionale e organizzativo. Preghiamo perché tu sappia sempre tornare a Gesù e ai fratelli. Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre di Misericordia.
Savona, il diacono Giuseppe Marino è diventato presbitero
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