“Perchè cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto”. E’ a queste parole che è “appesa” tutta la nostra fede. Non a caso Paolo scriverà ai cristiani di Corinto: “se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (I Cor 15,14).
E la sua resurrezione è stata come “un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene del peccato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sè” (Benedetto XVI al Convegno ecclesiale di Verona). Perchè “la resurrezione di Cristo produce in ogni luogo germi di questo mondo nuovo; e anche se vengono tagliati, ritornano a spuntare, perché la resurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia” (Francesco, EG 278).
Ma allora la resurrezione di Gesù è la nostra speranza: “come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”. Una speranza della quale siamo in qualche modo prigionieri (cfr. Zc 9,12), perché non ne possiamo fare a meno: senza speranza davvero non si vive!
Una speranza che è puro dono, dono pasquale del Risorto, ma che va custodita, alimentata nel silenzio della preghiera. “Non lasciamoci rubare la speranza!” (EG 86). Preghiamo allora in questa Notte santa perché nessuno rubi la speranza ai lavoratori della Piaggio e della Bombardier, ai giovani che non hanno lavoro e che faticano a metter su famiglia, ai minori e alla donne vittime di abusi e violenza, ai nostri fratelli di Libia vittime di un conflitto che non sembra finire mai.
